somari a caro prezzo. LA RESIPISCENZA E LA FINTA DELLE SCUSE CHE NON SERVENO A NULLA


In questo mondo di sepolcri imbiancati, ben-pensanti ma neri di morchia, anche se poi candeggiati con Ace Gentile, il processo di deresponsabilizzazione dell’umanità è stato scientificamente inculcato nel capo alla plebe umana per abituarla a pensare (e i risultati sono evidenti) che basta pentirsi per andare in paradiso. Parola di giudice Fontana


Dagli amici mi guardo io e dai profeti mi ci guardi Iddio

MA QUANTE BALLE FIGLIE

MADAMA DORÈ…


Nello stato etico che ci hanno imposto i democratici progressisti non esiste più la laicità, sostituita dal nuovo sacerdozio che ha soppiantato i preti di un tempo…

 

«Se io fossi Dio, sputerei a terra la preghiera di Kuhn»: parto da questa frase di Primo Levi che, in Se questo è un uomo, ci narra di un suo compagno di prigionia, Khun, appunto, che «ringrazia Dio perché non è stato scelto» dai nazisti per la camera a gas di domani.

Parto da questa frase come segno dell’ipocrisia umana di allora e di oggi, il neozoico postcomunista (forse meglio: neo-zotico) epoca in cui risolviamo tutto con le scuse aromatizzate al paprika della resipiscenza.

Due cenni, apparentemente distanti fra loro ma – in realtà – tangenti, mi hanno fatto scattare la cosiddetta analogia mentale ed eccomi qua.

Una conferenza serale fiesolana al chiar di luna velata dello scrittore (ed ex-magistrato) Gianrico Carofiglio, che ha filosofato – ma solo di striscio – sulla necessità di un “mio Dio mi dolgo e mi pento dei miei peccati”; e una frase che personalmente ritengo (e ne ho il pieno diritto costituzionale ex art. 21) immonda, scritta nero su bianco nella sentenza recente con cui Paolo Fontana (il santo, il buono, il giusto) ha incensato il mai-comandante dei vigili di Agliana Andrea Alessandro Nesti.

Nesti è – resta –, nonostante l’assoluzione impartìtagli dal giudice-sacerdote che da Pistoja sta per transitare, a quanto si dice, a Bologna: magari verso i tortellini halal, un usurpatore ultra-ventennale di un posto non suo in una pubblica amministrazione – il Comune di Agliana – di fatto ricettacolo di pseudopolitici che, dovunque passano, lasciano solo autostrade di scivolose bave di lumaca. Senza rimedio, tutti uguali perché – per dirla con PierCavillo Davigo – corrotti.

Il dottor Fontana, oltre tutti gli insulti che ha voluto generosamente rivolgermi in ossequio al suo amico/collega Curreli, ha scritto, in fondo a una sentenza poco educata e professionale, anche questo: «… non vi sono margini per concedere il beneficio della sospensione condizionale, tenuto

conto dell’accanimento manifestato dagli imputati (io e Alessandro Romiti – n.d.r.) e dell’assenza di qualunque forma di resipiscenza, che non consentono di formulare una prognosi favorevole in ordine alla futura condotta».

Ho citato Levi, che conosco abbastanza bene, per un motivo ben preciso. Ed è quello che, io, come Dio laico di me stesso, senza bisogno di nascondermi dietro nessuna tonaca pretesca di nessun genere, come ad esempio fanno molti dei catto-comunisti alla Curreli, scout di ispirazione catto-Agesci; e soprattutto senza atti di contrizione falso-glicèmici, come perlopiù sono quelli dei “sepolcri imbiancati”, faccio quello che Levi non osa pensare possa fare Jaweh: sputo a terra la sentenza falso-glicèmica di un neo-Khun “impegnato” nell’area della giustizia, a mio parere deviata.

E a Fontana-Khun chiedo come possa sedersi al tavolo insieme a Curreli o a Coletta o a molti altri dei suoi colleghi – quando talvolta all together pranzano insieme sulla Sala, magari usando i buoni-pasto anche se non hanno lavorato 6 ore ininterrotte di fila –, senza interrogarsi se la stessa resipiscenza che vale per me, ultimo degli ultimi (perfino dopo Andrea Alessandro Nesti…) debba valere anche per chi ha rovinato la vita di un Padre Fedele Bisceglia, o anche la mia solo per favorire un Romolo Perrozzi & C.; oppure quella del luogotenente della guardia di finanza Daniele Cappelli e di un suo colonnello, così come fece Tommaso Coletta per salvare prontamente il lato B della dottoressa Lucia Turco, sua «prossimissima sociale».

Resipiscenza per cosa, signor Fontana? Se ho continuato e continuo, come vede, a scrivere ancor oggi contro la vostra falsa-giustizia mielosa e poliomielitica, non è perché mi diverto a diffamare un clandestino di nome Nesti, come lei asserisce: ma solo perché la giustizia pistojese e quella di coloro che dovrebbero garantirla al popolo che paga gli stipendi, ve la mettete tutti insieme sotto i piedi e ci ballate il tiptap dopo averci sparso sopra il sale per un bell’effetto acustico.

Non sono io che ho perso il senso del valore del giornalismo. Siete voi, e la vostra onorata società di magistrati, a non avere mai avuto né senso né rispetto della dèa per null’altro bendata se non per il fatto che le avete riservato il trattamento Michele Strogoff.

E ora, mi dica: quante volte si sono resipiscentati e hanno recitato le loro mielose scuse (a cui ha accennato anche il vostro Carofiglio da Fiesole) i santi togati come Curreli o Coletta?

Buona giornata del 14 settembre o dell’Esaltazione della Santa Croce.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© Linea Libera Periodico di Area Metropolitana


Print Friendly, PDF & Email