Se i magistrati fossero angeli, come afferma la dottoressa Giulia Gargiulo, una specie di Circe della magistratura a marchio ANM, non dovremmo assistere al favoreggiamento di personaggi come il sostituto scout-Agesci che, tra un karaoke e una messa del sabato pomeriggio a San Domenico, si dedica all’apertura della terra e alle attività pro-Pal e non solo…

«LA FIDUCIA È BENE, IL CONTROLLO È MEGLIO»
SEMBRA ABBIA DETTO IL COMPAGNO LENIN…

Viva la Costituzione! Gridano tutti. Ma i primi a calpestarla sono proprio loro, i magistrati che ci impartiscono lezioni di morale ogni giorno, dando una mano ai loro amici per uscire dagli ingranaggi delle grane, e infilarci dentro gli altri al loro posto: quelli che, in onore della verità storica dei fatti ben documentati, mostrano che anche la procura di Pistoja è una Terra Aperta o una Zona Franca, di sostanziali mistificatori della realtà. Patria di gente che tutto ha a cuore tranne il vero rispetto della legalità.
Nel silenzio generale e complice di tutta la stampa organica, torniamo, per un istante, all’emblematico problema dell’incompatibilità Curreli/Curci a Pistoja.
Claudio, il persecutore di Padre Fedele Bisceglia, ma senza segni di resipiscenza e/o ravvedimento (e lo dico al giudice Paolo Fontana, che difende il Nesti di Agliana come un valore aggiunto dopo più di vent’anni di stipendi riscossi ma non dovuti, tutti a carico della collettività aglianese, fracida come i suoi amministratori di sinistra, di centro e di destra); il cittadino-@ttivo che apre la terra a favore dei clandestini, ma chiude la porta in faccia a chi può costituire un pericolo per le sue «prossimità sociali»: quel Divus Claudius può stare al caldo a Pistoja e dormire indisturbato e protetto da Roma.
Me lo sono inventato, tutto questo? Nient’affatto. Sto dicendo una verità da Holy Bible.
In due risposte ufficiali del fu-presidente del tribunale di Pistoja, Maurizio Barbarisi, l’uomo che riportò la luce (con l’impianto d’illuminazione nuovo di pacca pagato dalla Fondazione Caripit, se non erro) nell’ingresso oscuro/infernale del Palazzo [d’in]Giustizia, Herr Präsident ci fece sapere che se il duetto Curreli-Curci ci stava, a Pistoja, e nessuno, da Roma, faceva pio, ciò significava che tutto va ben, madama la marchesa!
Un princìpio di diritto che non fa una piega, Sergio Candido Mùtolo ex giudice costituzionale!
Questo e non altro, gentile dottoressa Gargiulo volta-spalle alla gente, è l’alto senso di giustizia coltivato dai magistrati della repubblica italiana del palermitano al secondo mandato.
Barbarisi aggiunse di più. Precisò – a giustificazione della pajata = merda da Marchese del Grillo – che “era pressoché improbabile che gli interessi del Curreli e di sua moglie potessero incrociarsi nella santa terra dei giansenisti da Scipione de’ Ricci in Pistoja”.
Tacere non gli avrebbe mai fatto male. Infatti, oggi, èccoci – come si dice – a dama.

Di recente la signora dottoressa Nicoletta Maria Caterina Curci è stata costretta necessariamente riconoscere che il suo ufficio di giudiciA delle esecuzioni immobiliari può scontrarsi anche con l’alto magistero morale di un marito, con cui non va solo in ferie in Cambogia, ma condivide – senz’ombra di dubbio – notizie e nozioni che, a stretto rigor di legge, non dovrebbero passarle neppure in incognito sotto la punta del naso senza poter suscitare dubbi e sospetti.
Per questo due magistrati non possono e non devono lavorare sotto lo stesso tetto tribunalizio, anche se il rispetto della legge è una irrinunciabile vergogna nei favori che i magistrati si sono riservati senza pudore per garantirsi un potere senza limiti di sorta.
Il documento che smentisce le favole ruffiane del fu-presidente Maurizio Barbarisi, lo avete in apertura. Indica chiaramente quanto e come sia proprio la magistratura in primis a prendere in giro quel popolo sovrano a cui la dottoressa Gargiulo, e molti altri suoi simili, voltano tranquillamente le spalle.

Ora c’è solo da chiedere al dottor Tonno Cesare Parodi dell’Anm, e al presidente Sergio Mattarella, capo del Csm, primo magistrato d’Italia e – come tale – primo calpestatore dei princìpi della Costituzione, perché e come (teste Maurizio Barbarisi) questa coppia di incompatibili, naturalizzati pistojesi, possano continuare a fare il loro comodo fino da quando si sono trasferiti da San Jacopo, e precisamente dalla data del 1° settembre 2010, scasàti da Castrolibero di Cosenza.
Lei, dottoressa Gargiulo volta-spalle al popolo, indossi pure la sua mise verdona a tromba larghissima o come cavolo si dice.
Ma ricordi che, per onorare la legalità, deve iniziare ad arrossire come una passata di pomodoro Mutti, dal momento che non può non sapere che nel suo tribunale, al tiepido dei termosifoni che a spese pubbliche bruciano a tutta fiamma anche fuori delle date consentite (tanto paga il popolo), vivono almeno altre 4 o 5 coppie di altri colleghi fuori regola, ma – forse – tutelati dal tonno di stato.
Tutto perché in Italia l’oppio del popolo non è più la religione. È la legge per come viene fatta e disfatta da certi magistrati!
Edoardo Bianchini
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