Dall’esperienza personale di una malattia professionale alla nascita di un impegno collettivo per difendere la salute e l’ambiente in Toscana e in tutta Italia

PISTOIA-QUARRATA. [a.b.] Il quarratino Daniele Manetti, responsabile della Commissione Tecnica Malattie Professionali e Rischio Chimico ANMIL Toscana, è oggi un simbolo di impegno e resilienza nella difesa dei lavoratori colpiti da malattie professionali.
Colpito egli stesso da una patologia causata dall’esposizione a fibre di amianto e sostanze cancerogene durante la sua attività di tecnico chimico e ambientale, Manetti ha ottenuto dall’INAIL una rendita mensile per inabilità permanente e un ulteriore indennizzo dal Fondo Vittime Amianto. Ma la sua storia non si ferma al riconoscimento: si è trasformata in una missione civile per la legalità, la cultura della sicurezza e la tutela attraverso i LEA e il Codice Penale.
La legge a difesa della salute
Come previsto dal DPCM del 12 gennaio 2017, i lavoratori affetti da malattie professionali sono tutelati dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). A ciò si aggiungono le tutele del Codice Penale (artt. 365, 589, 590) e del Decreto Legislativo 81/2008 sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il referto di malattia professionale, come nel caso di Manetti, deve essere inviato non solo al datore di lavoro, ma anche alle autorità giudiziarie competenti — PISLL, forze dell’ordine e ufficiali medici di polizia giudiziaria — rendendo così evidente la rilevanza anche penale di tali vicende.
Dalla malattia all’impegno pubblico
Il Comune di Casale Monferrato qualche anno fa ha donato a Manetti e ai volontari della Commissione una pianta di Davidia, simbolo della memoria e dell’impegno collettivo per un futuro senza rischio chimico, biologico e fisico.
Da quell’iniziativa è nato un percorso condiviso per monitorare e ridurre l’uso di sostanze cancerogene, migliorare la sorveglianza sanitaria, e potenziare la prevenzione ambientale in Toscana, regione considerata oggi un modello di riferimento nazionale.
Un laboratorio di civiltà e salute
“Dobbiamo registrare e controllare meglio le sostanze utilizzate in ogni attività lavorativa, così come la qualità del suolo, dell’aria e delle acque — afferma Manetti — perché solo conoscendo le fonti dell’inquinamento possiamo tutelare davvero la salute dei lavoratori e dei cittadini.”
Con i suoi volontari, Manetti porta avanti l’idea di una Toscana laboratorio di buone pratiche, dove la sicurezza diventa parte integrante della cultura del lavoro e della legalità.
Un appello alla partecipazione
“Collaboriamo con tutti, ma senza delegare a nessuno la nostra salute” — conclude Manetti — invitando cittadini e istituzioni a un dialogo aperto e costruttivo su temi che toccano la vita di ogni comunità: la sicurezza, la salute e il rispetto dell’ambiente.













