LA FIERA DI QUARRATA NEI RICORDI DI UN TEMPO

Processioni solenni, giostre sfavillanti e vitelli infiocchettati: il racconto di Wanda e Luciana Galigani

Piazza Umberto I, poi piazza Risorgimento

QUARRATA. [a.b.] Nel volume Quarrata, voci dal passato, curato dalla maestra Laura Caiani Giannini, emergono le memorie vivide di Wanda e Luciana Galigani che riportano alla luce l’atmosfera della fiera di Quarrata di un tempo, una festa che durava tre giorni e che scandiva la vita del paese con riti religiosi, giochi popolari e incontri che diventavano legami di amicizia.

La domenica era dedicata alla Madonna della Cintola: la mattina la Messa, nel pomeriggio la solenne processione con priore e priora, stendardi sacri portati dalle ragazze del paese, bambini della Prima Comunione e la Banda che accompagnava il corteo. Era un giorno di festa non solo spirituale ma anche mondana: le ragazze sfoggiavano vestiti nuovi, le famiglie imbandivano tavole un po’ più ricche del solito e l’intera comunità si stringeva intorno alla celebrazione.

Il lunedì era il turno delle corse ciclistiche, amate dagli sportivi ma poco dai bambini, che invece attendevano con trepidazione l’apertura dei “mestieri”: giostre a cavallini o a catene, pista con autoscontri, tiro a segno, cantastorie, baracconi con fenomeni viventi e gli immancabili brigidini di Lamporecchio.

L’autopista Colligiani negli anni Trenta (foto da “Quarrata, voci dal passato”

Le note delle canzoni diffuse dalle giostre diventavano la colonna sonora di quei giorni e, anche senza salire, i ragazzi restavano incantati ad ascoltarle. Attorno alla piazza del mercato — oggi piazza Risorgimento — sostavano le carovane delle famiglie dei giostrai, figure che col tempo divennero quasi parte integrante della comunità locale.

Il martedì era il giorno della fiera del bestiame: vitelli e vitelloni venivano portati in piazza, addobbati con fiocchi di carta colorata, tra contrattazioni, pacche di mano e qualche lite colorita. Non mancavano episodi curiosi, come un vitello che, sfuggito al controllo, entrò in una casa vicina, suscitando stupore e risa. La sera, la tombola richiamava grandi e piccoli, mentre i fuochi chiudevano la festa illuminando il cielo del paese.

Eppure, la fiera non finiva mai davvero con il martedì: le giostre restavano ancora qualche giorno, prima di spostarsi a Casalguidi, e la loro partenza lasciava nei ragazzi un velo di malinconia. Restavano sul terreno i segni rotondi delle giostre e qualche piumino o gessetto dei tiri a segno, piccoli cimeli di un divertimento che si attendeva per un anno intero.

Un mondo che oggi sembra lontano, ma che nel ricordo di Wanda e Luciana Galigani rivive con la stessa vivacità di allora, restituendo alla fiera di Quarrata il suo ruolo di rito collettivo e di memoria condivisa.

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