Processioni solenni, giostre sfavillanti e vitelli infiocchettati: il racconto di Wanda e Luciana Galigani

QUARRATA. [a.b.] Nel volume Quarrata, voci dal passato, curato dalla maestra Laura Caiani Giannini, emergono le memorie vivide di Wanda e Luciana Galigani che riportano alla luce l’atmosfera della fiera di Quarrata di un tempo, una festa che durava tre giorni e che scandiva la vita del paese con riti religiosi, giochi popolari e incontri che diventavano legami di amicizia.
La domenica era dedicata alla Madonna della Cintola: la mattina la Messa, nel pomeriggio la solenne processione con priore e priora, stendardi sacri portati dalle ragazze del paese, bambini della Prima Comunione e la Banda che accompagnava il corteo. Era un giorno di festa non solo spirituale ma anche mondana: le ragazze sfoggiavano vestiti nuovi, le famiglie imbandivano tavole un po’ più ricche del solito e l’intera comunità si stringeva intorno alla celebrazione.
Il lunedì era il turno delle corse ciclistiche, amate dagli sportivi ma poco dai bambini, che invece attendevano con trepidazione l’apertura dei “mestieri”: giostre a cavallini o a catene, pista con autoscontri, tiro a segno, cantastorie, baracconi con fenomeni viventi e gli immancabili brigidini di Lamporecchio.

Le note delle canzoni diffuse dalle giostre diventavano la colonna sonora di quei giorni e, anche senza salire, i ragazzi restavano incantati ad ascoltarle. Attorno alla piazza del mercato — oggi piazza Risorgimento — sostavano le carovane delle famiglie dei giostrai, figure che col tempo divennero quasi parte integrante della comunità locale.
Il martedì era il giorno della fiera del bestiame: vitelli e vitelloni venivano portati in piazza, addobbati con fiocchi di carta colorata, tra contrattazioni, pacche di mano e qualche lite colorita. Non mancavano episodi curiosi, come un vitello che, sfuggito al controllo, entrò in una casa vicina, suscitando stupore e risa. La sera, la tombola richiamava grandi e piccoli, mentre i fuochi chiudevano la festa illuminando il cielo del paese.
Eppure, la fiera non finiva mai davvero con il martedì: le giostre restavano ancora qualche giorno, prima di spostarsi a Casalguidi, e la loro partenza lasciava nei ragazzi un velo di malinconia. Restavano sul terreno i segni rotondi delle giostre e qualche piumino o gessetto dei tiri a segno, piccoli cimeli di un divertimento che si attendeva per un anno intero.
Un mondo che oggi sembra lontano, ma che nel ricordo di Wanda e Luciana Galigani rivive con la stessa vivacità di allora, restituendo alla fiera di Quarrata il suo ruolo di rito collettivo e di memoria condivisa.













