Quella famosa in corridoio di Bersani, s’intende. Eppure sono quasi tutti di sinistra, accoglienti, disponibili, cattolicissimi come sanno esserlo solo loro; e favorevoli ai vizi privati di terr@perta di Claudio Curreli, amico di Vicofaro e della Caritas, dove serve pranzi e cene partecipando al karaoke

RÀMINI O VICOFARO:
IL PROBLEMA È RISOLTO?
Chissà come godono i cittadini di Vicofaro ora che vedono, dopo anni di casini, la loro “striscia di Gaza” liberata dalle truppe d’okkupazione di un Biancalani-Netanyahu il quale – come si rileva da quanto scrive Giovanni Fiorentino su il Giornale – è stato costretto a ritirarsi a Ràmini (con l’accento sulla à) e ora ripropone la scelta della sua mission con un suo popolo raminiano incazzato a morte per il casino colà trasferito.
Disobbedisco e accolgo era il libro-evangelio di don Massimo, un prete molto contestato ma, tutto sommato, nel solco della sua professione di fede: essere cristiani non significa infatti non creare scandalo. Non creare scandalo è per i… purit-ani. È un metodo-Tampax per non portare gli assorbenti mentre si gioca a pallavolo.
Ce lo insegna anche quel Gesù che in molti amano – penso a un Curreli terr@apertista scout-Agesci catto-etc., che però oltre la professione di fervente cittadin@ttivo passa dispendiose ferie gaudenti in Cambogia. Quel Gesù che oggi non c’è più, ma che, nei Vangeli ci ricorda di “essere venuto per dividere e non per unire”, se non rammento male.
Vedete come è bello (e vile) il mondo: non escluso quello pistojese. Anzi, in prima linea.
Un mondo che, per fare una citazione dotta (ma molto sgradevole per i puritani della procura di Coletta, contrari alla sàtira e alle battute da Vernacoliere), è rappresentabile con un detto risalente al poemetto Lo Sculacciabuchi da San Rocco, e che, nella mente iper-borghese dei progressisti di Vicofaro, può suonare così: «fuor del mio culo è sempre fallo». Commento: se la cosa non mi riguarda, me ne catafotto.
Da quando, in vista delle elezioni regionali in arrivo, la destra (inciuciata a sinistra) di Pistoja è riuscita a far sì che Vicofaro fosse sgomberata, i vicofarini si sono espressi nella loro forma migliore: «ci siamo tolti il cetriolo dal culo (il richiamo è per i somari del Terzo Piano con invito a studiare il tema dell’Apokolokyntosis di Seneca) e ora la Beata Minchia tocca ad altri».
Ma non si sono fermati lì. I Vicofarini-Hamas, resistenti alle orde di Biancalani-Netanyahu, ci hanno insultato dicendoci che “loro avevano vinto e noi di Linea Libera (testuali parole) lo avevamo preso in culo”.

È storia, dottor Grieco che si scandalizza delle parole incontinenti insieme al giudice Paolo Fontana, il quale mi dà del vecchio un po’ rincoglionito come farebbe un bulletto rinvecchiato, ultraquarantenne, seduto a un tavolo da bar con dinanzi una bella bottiglia gelata di Birra Ichnusa, bevanda nazionale del Curreli. Un fontana che parla, senza sapere quello che dice, da una polverosa cattedra di spregio e disonore.
Non mi sono ancora bevuto il cervello e, come cronista, racconto la storia per quella che è, non come la minestra di fave nere che si trova – se non ricordo male – nelle opere dei veristi siculi come Verga e derivati.
I vicofarini se la sono presa con noi di Linea Libera perché, in quanto pistojesi, capiscono solo il loro interesse: quello che sgocciola come moccico dal loro naso. E che gli cade sui piedi.
Noi di Linea Libera, però, non li abbiamo mai né spregiati né derisi: abbiamo semplicemente detto che don Massimo Biancalani faceva il suo, come loro facevano il loro.
Questa nostra equidistanza la hanno presa come un elogio partigiano per il prete dei migranti di strada e delle contraddizioni del nostro tempo. E si sono incazzati perché ci eravamo fatti fotografare insieme.
Ma la nostra non era che una sana riflessione sulla condizione di don Biancalani. Colpevole di fare – come insegnava 60 anni fa a me e alla mia classe al Forteguerri – don Renato Gargini: operare secondo la propria retta coscienza, vera o falsa che sia. Il significato di questa frase, fàtevelo spiegare dal teologo di San Domenico e dalla crème degli intellò pistojesi – tutti insieme appassionatamente alla messa vespertina del sabato pomeriggio Turchi & Curreli together.

L’opera di Biancalani è un’opera matta e disperatissima come lo studio del Leopardi, ma la colpa degli effetti sul popolo ipovedente pistojese non è sua di lui: è di chi – come abbiamo sempre sostenuto e ripetiamo – ha ammesso, permesso, incoraggiato e nutrito il tutto: quella procura che, se non ha toccato il fondo con un Coletta favoreggiatore dei Turco, ciononostante promosso e protetto da Csm e Anm della dottoressa Gargiulo, non potrà mai più toccarlo, dato che con Tom Col si può dire, in metafora, che siamo giunti al buco nero che ingoja tutta questa città disgregata e disaggregata.
Quando abbiamo affermato la nostra teoria (don Biancalani non è la causa, ma l’effetto di un comportamento anti-legge dei Pm e sostituti di qua), intendevamo semplicemente dire – e lo ribadiamo per tutti coloro che non ragionano con la testa, che non hanno, ma con i piedi deformi che si ritrovano – che blindare Vicofaro non era una soluzione: come non lo è per un’ernia che, compressa troppo, la reggi da una parte, ma ti scappa dall’altra.
Finché a Pistoja avremo magistrati di procura come quelli che Csm e Anm della Giulia Gargiulo mandano qua in punizione e tutti concentrati, la Pistoja masson-fascio/com-cristian-mafiosa, in cui siamo costretti a vivere e soffrire qualsiasi angheria, non ha possibilità di salvarsi da una marea di subbugli che nascono e si sviluppano a motivo di chi si alza al mattino e prende la pala per spalare la melma ma non la elimina dato che si limita solo a toglierla da un luogo per spargerla, come un’alluvione, su un altro. Da Vicofaro a Ràmini.

Peccato che anche il Giornale non arrivi a fare una riflessione come questa, ontologicamente logica.
Affidando il gorgoglìo del colon epigastràlgico dei suoi lettori a cronisti che dànno tutta l’idea di non essere capaci di individuare le vere dinamiche del potere che regna in questa caccola di provincia, teca di oscuri processi deviati.
Ora lo capite, oppure no, cosa significa «fuor del mio culo è sempre fallo»?
Il Passator s-Cortese
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