forte&chiaro-serie 2/24. AMOR, CH’A NULLO AMATO AMAR PERDONA, SPINSE CURRELI, GRIECO E INSIEM COLETTA, A FAVORIR CHI LAUREA NON HA BUONA…


Sereni e distaccati dalle vicende umane come gli dèi di Epicuro (così ha dichiarato in aula Giuseppe Grieco il 15 aprile scorso); per niente turbati da quello che stiamo scrivendo da anni contro il “muro di gomma” che s’appèlla procura; i signori magistrati che decidono delle nostre vite quando vanno tutti insieme a pranzo sulla Sala, magari pagando la consumazione con i buoni-pasto, garantiscono, a detta loro, terzietà, imparzialità e indipendenza. Ma la realtà è diversa: difendono gente, come il non-dottor Perrozzi, che si spacciava per laureato senza esserlo; o un sindaco calunniatore come il Benesperi. Perciò c’è di che preoccuparsi non poco


Sembra proprio che Bari voglia donare a Pistoja una copia della sua famosa colonna…

SE UN GIUDICE SI MACCHIA ANCHE UNA VOLTA

NON VA PROMOSSO: TOGA GLI VA TOLTA!

NON È DEGNO D’INFLIGGERE TORTURE

CHI NELL’ARMADIO SCHELETRI C’HA PURE


La faccenda iniziò così. Ma lo avevano mandato a Pistoja, promosso, nonostante l’affaire Lucia Turco. Dunque era davvero un magistrato di specchiata moralità e di ineccepibili princìpi?

 

«Come noi non c’è nessuno», così il sostituto f.f., Giuseppe Grieco, dinanzi alla dottoressa Raffaella Amoresano. «Noi siam gli unici al mondo…», tanto per parodiare una vecchia canzone di Rita Pavone.

Loro sono bravi, buoni e giusti. Perciò tutti si pròstrino, come i poeti del Limbo dantesco, dinanzi a Omero poeta sovrano «che sovra li altri com’aquila vola».

Detto tra noi – ma ormai tutti sanno come io la pensi – mi resta assai difficile, se non impossibile, obbedire ai diktat della Gip (non Jeep) Patrizia Martucci in odor di partenza per i lidi fiorentini, dove non le mancheranno altri esempi di cura delle anime, simili a quelli di Coletta nel tremendo momento in cui silurò i medici dei concorsi truccati per primari a Careggi, ma dal mucchio cavò fuori (ecco la legge uguale per tutti, cari farisei!) la dottoressa Lucia Turco, sorella del procuratore aggiunto di Firenze, Luca Turco; cugina della presidente dell’ordine degli avvocati pistojesi, Cecilia Turco. Tutta una filiera di razza padrona e non da mo’.

Mo’, avvocata latinless Elena Giunti, discende per decurtazione da modo, avverbio latino che significa, appunto, ora.

Lascio alla Gip (non Jeep) Martucci, qualsivoglia considerazione sulla mia presupposta irriverenza nei confronti delle «autorità costituite».

Ma devo ricordare a tutto il Terzo Piano (e a parte del Secondo), che per essere buoni ed ossequienti a certe autorità, o si deve essere cretini, oppure è ontologicamente necessario avere il sangue delle categorie umane descritte da Leonardo Sciascia: saltando la prima (quella degli uomini).

Sangue, cioè, di mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà. Ai quali va aggiunta una categoria più generale e generica al tempo stesso: quella dei farisei/leccaculo. I due termini, a questo livello, sono perfettamente sinonimi e interscambiabili.

Detto questo, basterà considerare che a Pistoja – dove Tom Col è giunto promosso, nonostante la vomitevole storia della Lucia Turco, di Daniele Cappelli e della Guardia di Finanza – almeno personalmente non posso e non gradisco lasciarmi inserire, gratis et amore Dei, nel girone dei piri (a Pescia pìtori; a Milano, pirla; in italiano più genericamente coglioni, epiteto di Bersani indirizzato al generale Vannacci), perché sono certo di non essere tale.

Può comunque essere vero – almeno in parte – quello che il sostituto Grieco ha detto riferendosi agli dèi del Terzo Piano: che cioè loro sono lontani e distaccati dalla mia (da loro così considerata) follia.

Loro sono sereni, a detta del sostituto Grieco…

E una dimostrazione ce la dà anche lui, se solo pensiamo che Grieco, appunto, a Pistoja da Napoli fino dal 30 ottobre 1998, ha assistito, inerte come tutti i suoi colleghi da quella data ad oggi, alle evoluzioni delle illegalità marcescenti, lasciate coltivare e crescere dalla giunta aglianese, partendo da Marco Giunti fino a Luca Benesperi senza distinzione di colori politici.

Un illegalissimo porcajo per favorire indegnamente Andrea Alessandro Nesti, il mai-comandante che ha usurpato un posto non suo dal 2000 al 2015, e che si dichiara calunniosamente perseguitato da noi di Linea Libera, mentre è provato (da ben due sentenze passate in giudicato) che è solo una povera vittima di se stesso e della sua superba megalomanìa.

Eppure la procura, nei cui corridoj camminava Grieco, pur sapendo tutto (e ciò è stato documentato per tabulas anche nelle mani di un, all’apparenza contraddittorio e/o dissociato, Paolo Fontana) ha lasciato fare a Nesti quel che ha voluto.

Ciò perché, gentile ma nervosetta Gip (non Jeep) Martucci, a Palazzo Pretorio si fa come Minosse di Dante: si giudica e si manda (alla pena) «secondo ch’avvinghia». A seconda del numero dei giri che fa fare alla sua coda, per indicare se il dannato deve andare in malora e in quale cerchio e girone.

Al Terzo/Secondo Piano del tribunale pistojese, non siamo nel quinto canto dell’Inferno dantesco. A Pistoja (e l’invenzione dello stalking giornalistico ne è la prova provata) si avvinghia, tanto per continuare a parodiare Dante, non per giustizia e codice, come fa Minosse; ma a capocchia e a cognome.

E se le cose non vanno, come si dice si pingono (in pistojese vuol dire si spingono, dentro a forza). Ci pensano i Pm e i sostituti Curreli, Grieco, Coletta, Contesini etc.

A norma e regola della giustizia fai-da-te, arrivano poi anche alcuni giudici. In prima linea Gaspari, che non sa leggere e, soprattutto, non vuole farlo. Perché la sua indipendenza si ferma dinanzi al parere della procura per il trasferimento al Tribunale del Riesame di Firenze.

In seconda linea Paolo Fontana, che, per la medesima ragione, preferisce il tortellino-ombelico della Venere di Bologna.

Peccato che Fontana abbia chiesto un milione di volte, al mai-comandante Nesti, se voleva rimettere la querela; peccato che si sia scandalizzato di tutti i comportamenti/mancamenti provati del mai-comandante; peccato che si sia strappato i capelli, chiedendosi come mai, in 25 anni, nessuna amministrazione aglianese abbia mai preso provvedimenti per correggere l’illegalità della posizione di Nesti.

Se Chiara Contesini arresta il professore e la preside quali cattivi esempi di educatori, cosa dovremmo fare (ma nessuno lo fa) a chi nasconde il fascicolo che fa assolvere, in Cassazione, padre Fedele Bisceglia? Questa è una domanda per la procura della repubblica di Genova, che archivia qualsiasi vergogna dei magistrati pistojesi. È giustizia questa?

Ma peccato soprattutto questo: che Fontana abbia permesso al Nesti stesso, senza fare pio, di confabulare tranquillamente col Vpo, Claudii servus, avvocato Riccardo Bastianelli, imbeccato da Curreli, come se in quell’aula fosse, il mai comandante, il favorito eccellente e nelle grazie della santa e serena procura.

Fontana, sia pur giudice quanto vuole, è chiaro che non è stato né terzo né imparziale né indipendente. Il tortello-ombelico della Venere di Bologna è buono: ma la giustizia deve venire prima, e invece in aula è venuto prima il Nesti, che non è certo un pippo di Venere.

A Bologna, dopo il Visa della procura, che permetterà a Fontana di transitare in casa-Lepore & Schlein, su quale torre salirà il giudice trasferito? Su quella della Garisenda o sulla, più alta, degli Asinelli? Ricordi comunque che… chi troppo in alto sal, cade sovente… E che, a mio parere, Fontana ha già iniziato a cedere.

Curreli, stavolta, indichiamolo solo per il suo sano e corretto modus vivendi di pacifista, terrapertista, redentore delle prostitute sulle rotonde di Agliana, educatore di scout, antimafioso miles Christi, crociato di Falcone, Borsellino e Caponnetto.

Il commento lo trovi cliccando su questo link

Ma, gentile Gip (non Jeep) Martucci, di Coletta si fidi lei, per favore. Io non è che non ci riesca: non posso proprio; come Pio VII: non possumus, non volumus, non debemus. Non expedit (= non conviene) fidarsi.

Io credo che si debba considerarlo – per l’uso distorto del potere che detiene, e per come si comporta da fiero censore ontologicamente autoreferenziale e sindacalisticamente superprotetto – un magistrato estremamente pericoloso sia per la sicurezza dei cittadini che per quella della corretta giustizia.

Poco importa se i vostri sindacalisti, in Anm e in Csm, lo abbiano promosso capo, ma forse solo per toglierselo di torno da Firenze per sue scelte come minimo poco avvedute, se non imbarazzanti.

La storia della Lucia Turco resta comunque sempre una bella macchiona indelebile.

Non basteranno né Ace Gentile né varichina pura e nemmeno l’acido nitrico, che scioglie anche il vetro, a cancellare una tanta vergogna spedita a Pistoja!

Ora, una logica così stringente, lineare, limpida, può essere ontologicamente frutto di una mente malata, come voi e molti altri pensate possa essere la mia?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© Linea Libera Periodico di Area Metropolitana


Print Friendly, PDF & Email