Tre magistrati in odor di salire sul treno del binario 9¾ dalla stazione ferroviaria londinese di King’s Cross resa famosa da Harry Potter. Se ne vanno Patrizia Martucci, Luca Gaspari e Paolo Fontana? La procura di Coletta ha messo un magnanimo visto sui loro “fogli di via”?

MA SE IN PACE VUOI RESTARE
CAN CHE DORME NON SVEGLIARE
Terra e mare, polvere bianca.
Una città si è perduta nel deserto.
La casa è vuota, non aspetta più nessuno.
Che fatica essere uomini!
Partirà, la nave partirà,
Dove arriverà, questo non si sa…
Dal tribunale di Pistoja è come da Alcatraz. È una fuga. Una più o meno lenta emorragia. Nessuno vuole restarci, perché le cose sono due: o quelli che ci arrivano, ci stanno male e perciò vogliono andarsene; o, al contrario, quelli che restano, lo fanno forse solo perché non possono fare diversamente.
Sono al confino; relegati nella loro Ventotene. E non possono cambiare aria. Ma chi può fugge da Alcatraz, anche se – per andarsene – devono chinare il capo e omaggiare “la forza delle connessioni”, la vera padrona delle vite di tutti: la signora procura, alta-solenne e dura.
Allora i precari, quelli che si sono ritrovati a Palazzo Pretorio non come “raccomandazione” speciale del Csm, cercano di fare come le nuvole di De André: Vanno vengono, ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo sembra che ti guardano con malocchio. Certe volte sono bianche e corrono e prendono la forma dell’airone o della pecora o di qualche altra bestia: ma questo lo vedono meglio i bambini che giocano a corrergli dietro per tanti metri…
Peccato, però, che, per andarsene come le nuvole, costoro debbano pagar pegno al Terzo Piano – e tutti sanno come e perché. Per i più duri di comprendonio: non bisogna che i magistrati che chiedono di volare altrove, rischino di inimicarsi l’altitonante Zeus/TomCol, possessore ed utilizzatore del fulmine della giustizia.

La loro presenza a Pistoja è stato un mirabile esempio di truppa subalterna bene allineata e coperta, agli ordini (scegliete voi, a seconda dei vostri cuori in politica) di uno Zelensky o di un Putin.
Il duo Martucci-Gaspari sarebbe destinato a Firenze. La Gip (non Jeep) verso un servizio analogo a quello svolto a Pistoja. Gaspari, al contrario, sembra sia stato riservato al tribunale del riesame. E qui, personalmente, lasciatemi mettere le mani nei capelli.
Se non altro perché se l’evangelista a Firenze riesaminerà con i criteri con cui ha giudicato nel maxiprocesso politico contro la libertà di stampa e di informazione, di critica e di opinione e, in buona sostanza, di Costituzione art. 21, poveracci coloro che gli capiteranno a tiro!
Saranno tutti del gatto, quell’affare a quattro zampe che è anche il cognome di un sacrificato illustre dei vigili di Montecatini Terme, raggiunto in mare, in ferie, per essere arrestato come un volgarissimo delinquente. E tutto per volontà del Terzo Piano.
Peggio ancora se, da giudice del riesame, Gaspari cadrà in trappole oscene (sotto il profilo del diritto) come quella rozzamente costruita per rerum ignorantiam (= per ignoranza della realtà) da Claudio Curreli e Giuseppe Grieco ad liberae expressionis libertatem opprimendam vexandamque, col fine di opprimere e calpestare persecutoriamente la libertà di parola. Non se la prenda Luca: ma a Pistoja non è stato, a parer nostro, per niente un “buon evangelista”.
Alla Gip Martucci non cambierà sostanzialmente niente. Lei continuerà a fare il mestier pistojese con il suo modo, non di rado sgradevole e autoritario, e in ipotesi afrore del suo primo impegno a favore della giustizia fra le file – si verum est – della PS.

Del resto ognuno ha il suo destino. Noi, veri giornalisti, quello di essere perseguitati come Giovannino Guareschi da De Gasperi, perché rompiamo le uova (anche non di Pasqua) nel paniere.
Vedete, allora, che, in fondo, il fascismo tanto temuto dai cattocomunisti, da Saviano e da Scurati, c’è davvero. Ed è sempre vigile, vivo e vegeto.
Paolo Fontana preferisce, invece, la Pianura Padana. Ha chiesto Bologna – come dicevo nei giorni scorsi – per riunirsi alla sua altra metà del cielo, come Mao chiamava la donna.
E tanto si è guadagnato con l’endorsement del 14 aprile, quando ha preferito (fra Gesù e Barabba) Claudio-Barabba al posto di Linea Libera di esprimersi ex art. 21 Cost.
Per fare questa bella figura di cerchiobottista e d’ignavo – onde non rischiare di non potersene andar libero di mangiare i tortellini che, stando alle favole, ripetono, come si dice, la forma eroticissima dell’ombelico di Venere –, il “nostro amico” si è dovuto però chinare a certi filoni di pensiero pericolosamente autoritario del Terzo Piano: l’Olimpo sul quale banchettano sereni e distaccati da terra, gli dèi che ruotano intorno a Tom Col.
Il Pm capo di Pistoja è quello Zeus Kronio di Olimpia, a cui le «prossimità sociali», tutte indistintamente – tranne quella della dottoressa Lucia Turco, sorella del suo superiore fiorentino Luca Turco e cugina della presidente degli avvocai di Pistoja, Cecilia Turco –, fanno un emerito baffo.

Ma noi, che non siamo sereni per nulla, nella nostra personale convinzione che con certi uomini (che fatica essere uomini!) in giro, c’è da star ben poco allegri; noi troviamo forza e alimento nella lingua dei padri che l’avvocata Elena Giunti ignora: il latino. Fugienti hosti, munienda via: tradotto per la signora latinless “al nemico che fugge ponti d’oro”.
Lo storico Frontino ne attribuisce l’invenzione a Scipione l’Africano, ma potrebbe essere solo una falsa opinione ontologicamente filosofica.
Come tante altre di quelle che a Pistoja fioriscono e si sviluppano nella zucca di magistrati simili a quelli che hanno creduto – nella loro piccola superbia o superbia da piccoli – di poter fermare il mare al pari del metaforico scoglio di Battisti.
Io vorrei… Non Vorrei… Ma se vuoi… buon per voi. E buon viaggio!
Edoardo Bianchini
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