Un intervento dell’avvocato Fausto Malucchi sulla categorizzazione di certi Pm e sostituti per alcuni loro aspetti inqualificabili, fa capire che non è sbagliato parlare e occuparci di un sistema blindato e che, soprattutto, tutti vogliono che resti corrotto così com’è a solo vantaggio del potere dispotico dei Pm

SONO BELLI E SONO SANTI
NON DI RADO ANCHE MUTANTI

Se anche qualcun altro, oltre a me, si interroga su Pm e sostituti, domandandosi in quale categoria vadano collocati, il fatto non può avere che un significato: e cioè che le figure di Pm e sostituti sono qualcosa si oleosamente sfuggente, indefinibile, imprendibile, non categoirizzabile. Insomma, per intenderci, pericoloso nella sua massa grumosa e contorta di poteri di ogni tipo e che, oltretutto, nessuno vuole davvero controllare.
Queste figure così controverse, di cui quasi tutti hanno paura perché non c’è persona al mondo che non abbia qualcosa da nascondere (diceva PiercaVillo Davigo), vivono in virtù del timore e della buaggine del popolo, e non di un loro luminoso fulgore.
Se l’avvocato Malucchi scrive quello che scrive, è ontologicamente necessario esprimersi come Hercule Poirot quando afferma che “c’è sempre una causa” per tutto ciò che accade.
È che i politici e gli amministratori – che vivono di compromessi e rapine – se ne stanno alla larga da Pm e sostituti come dalla peste, perché costoro sono particolarmente pericolosi, vendicativi, minacciosi, quando non anche estorsivi.
Così il nostro parlamento è pieno non di rappresentanti del popolo, come Costituzione vorrebbe, ma di siasciani «uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà» a cui va aggiunta una categoria ancor più delineatamente definita: i cacasotto.
Di cacasotto il parlamento trabocca. E ne traboccano tutte le strutture della cosiddette «autorità costituite», dalle quali non mi sento di escludere neppure alcuni magistrati-giudici (poi lo dirò più chiaramente) che dinanzi a Pm e sostituti si accucciano come quei cani maltrattati che intuiscono quando il loro padrone sta per prenderli a legnate.
Non sono i violenti a dominare il mondo: sono i vili che lo lasciano dominare dai peggiori e dai violenti che del potere hanno fatto la loro mazza chiodata. E il tutto solo perché una sconfinata marea di imbecilli (= deboli, cacasotto in senso etimologico) glielo ha permesso e continua a permetterglielo.
È esemplare – da questo punto di vista – un sonetto del monsummanese Giuseppe Giusti che ci parla dell’asinità della massa inerte. Un’asinità che viviamo ogni giorno anche a Pistoja. Dove qualcuno – al momento dello scandalo fasullo della Comunità Montana – piangeva, ad alta voce, al Terzo Piano dicendo che, “se si fosse andati avanti, sarebbe venuto giù tutto il Pd di Pistoja”. E così venne giù uno soltanto: il capro espiatorio dall’altra parte politica.
Così era già successo prima con l’amianto e la Breda, circostanza in cui il glorioso Comune delle forze democratiche e delle falangi di Sauron del Pci, non si era nemmeno costituito parte civile per le morti da cancro. Bella puttanata!
Così stava per succedere anche al momento in cui, asfaltato il Bertinelli, il Tomasi neosindaco rischiò di essere messo sotto inchiesta per un infortunio contro la porta a vetri (spezzati) di una scuola: mentre un sostituto si incazzò come una belva, perché gli ispettori dell’Asl gli fecero notare che il fatto era avvenuto sotto Bertinelli e non sotto Tomasi…
S’incazzò dicendo: «Qui, sono io che decido!». Proprio come usava rispondere, ai tempi dell’usurpazione del posto, il mai-comandante dei vigili di Agliana. Ha capito bene, signor giudice dottor Paolo Fontana, tutto schierato dalla parte dell’ammirato (da lei) usurpatore?
Dopo l’infelice servizio di Giuseppe Manchia, a Pistoja si sono succeduti Pasqualino Gratteri, Tindari Baglione, Renzo Dell’Anno, Paolo Canessa e, per ora, Tommaso Coletta, il Pm che non intercetta.
Vi sembra poco, politici ossequiosi, ruffiani e pavidi, sempre in ginocchio e col cappello in mano? Quello delle «autorità costituite», così stando le cose, è un vero e proprio servizio istituzional-costituzionale, di tipo schiavitù.
Se l’avvocato Malucchi si pone il problema – si diceva – una ragione ci sarà pure.
E a questo “marcio di Danimarca” risponde opportunamente una delle vittime eccellenti (se non la più emblematica e nota) di uno dei peggiori Pm (Dell’Anno) che si siano succeduti a Pistoja: il luogotenente Sandro Mancini, cui noi, giornalisti spregiati di Linee Future (poi Linea Libera) siamo stati scorte ufficiali negli anni della sua perseguitata esperienza del Terzo Piano vannifucciano.
A Mancini, che non ha tremato dinanzi al proprio dovere, come scrive lui stesso, ne sono capitate di tutti i colori: come al luogotenente della guardia di finanza, Daniele Cappelli, che si era presentato da Coletta per chiedergli di intercettare la dottoressa Lucia Turco, ma si sentì rispondere, da quel paladino della legalità, che lui, Tom Col, la sorella del cugino della Cecilia Turco non la intercettava, assolutamente no. Che dire di più riguardo al senso del dovere?

Ecco degli esempi illuminanti di difensori della legge, di crociati del Regno di Gerusalemme, che alla fine favoriscono la corruzione dal momento che nessuno ha il coraggio di dire loro che fanno schifo.
Sandro Mancini, aritmeticamente, e non ontologicamente logico, fu perseguitato dal Dell’Anno ( e dalla sua longa manus Grieco) perché onorava il dettato dell’art. 54 della Costituzione servendo la repubblica «con dignità ed onore».
E non faceva, il Mancini,sconti a nessuno: né a dirigenti del Comune di Pistoia, né al sostituto Luigi Boccia, impelagati nel giro delle falsazioni delle graduatorie degli asili.

Il luogotenente era malvisto anche perché aveva scoperto che due nobili amministratori della Comunità Montana (Ilio Giandonati e Mauro Gualtierotti) rubavano sui rimborsi-benzina; ma nulla doveva essere detto perché il Gualtierotti, Commendatore della Cisl, era la guida indiana di Renzo Dell’Anno quando andava a funghi in Montagna, nelle terre della Dynamo Camp.
Queste non sono supposizioni: sono storia. Una storia oscena e liquida come la diarrea calunniosa del sindaco Benesperi di Agliana, ultimamente elogiato dal giudice Paolo Fontana (Palermo, 14 dicembre 1983, segno Sagittario, anni 42) che, verisimilmente, si è lasciato convincere da illuminati Pm e sostituti come Claudio Curreli, famoso per aver nascosto un intero fascicolo a favore di un imputato, e colpevole di aver fatto condannare a 9 anni Padre Fedele Bisceglia. Un sostituto che può certo insegnare Filosofia Morale all’Università di Pontelungo e Calci.
Ha ragione, il luogotenente Sandro Mancini, quando dice che i peggiori Pm e sostituti li ha trovati a Pistoja. Confermo in pieno la sua tesi.

Perché, come perseguitato dopo di lui, ho io l’onore di essere il più colpito da costoro, tutti consorziati e con la fattiva collaborazione di Luca Gaspari, Patrizia Martucci, Giuseppe Grieco (vera eminenza grigia degna d’entrare in certi romanzi di Dan Brown come Il Codice da Vinci), Chiara Contesini, Linda Gambassi, Alessandro Buzzegoli, Alessandro Azzaroli, Luisa Serranti e, salvo se altri, ultimo della serie Paolo Fontana, che con le sue idee sulle brave persone come il mai-comandante Nesti e il bimbominkia Benesperi, si è guadagnato, direbbe Orlando che combatte, fra i pupi siciliani in qualche angolo della Vucciria, contro i cavalieri mori, il tabbuto).
«È suonata l’ora tua pro nobis, prepàrati il tabbuto», esclama Orlando. Sarà un tabbuto, quello di Fontana, in senso metaforico, ma non meno tombante per il disonore che porta con sé nell’evidente obbedienza di un giudice che, partito a chiedere continuamente, in udienza, a Andrea Alessandro Nesti, se voleva ritirare le querele da mentula canis sparate contro di noi, ha poi finito, sotto le evidenti pressioni (verità putativa, dottor Fontana!) del Vpo di Curreli, l’avvocato Riccardo Bastianelli, con il cedere al volere dell’irreprensibile Curreli che insegna ad essere cittadini irreprensibili quando lui, irreprensibilmente, ha fatto sparire prove e continua a lavorare con la moglie nello stesso tribunale perché, delle regole dell’ordinamento lui se ne impipa allegramente, e continua a fare i suoi interessi, tutto impegnato com’è in serissimi karaoke al Tempio, magari con una bella bottiglia di Ichnusa gelata al fianco d’una pizza fumante.
Il Passator s-Cortese
[redazione@linealibera.info]
© Linea Libera Periodico di Area Metropolitana
Pianosa dovrebbe essere riaperta all’agricoltura destinata a chi – Anm, Csm, Procura di Genova – protegge ontologicamente la dittatura dei Pm con il beneplacito di un Mattarella che rappresenta solo se stesso e i suoi interessi di bis-presidentato repubblicano













